La scelta del nome di dominio è un passo fondamentale per creare una presenza online, ma la struttura di un dominio può generare qualche dubbio. Ad esempio, molti si chiedono cos’è un dominio di terzo livello e se sia qualcosa di cui preoccuparsi per il proprio sito web.
Questo termine, spesso chiamato anche sottodominio, compare quando si analizza l’indirizzo (URL) di un sito e può influenzare l’organizzazione dei contenuti e la strategia web complessiva.
Definizione e struttura di un dominio di terzo livello
Per capire appieno cosa si intende per dominio di terzo livello, è utile richiamare la struttura gerarchica dei nomi di dominio su Internet. Ogni indirizzo web (URL) è suddiviso in parti separate da punti, ciascuna corrispondente a un livello di dominio.
Ad esempio, nel dominio “www.esempio.com” troviamo che “.com” rappresenta il dominio di primo livello (noto anche come TLD, Top-Level Domain), mentre “esempio” è il dominio di secondo livello, ovvero il nome scelto per il sito.
Il dominio di terzo livello è quindi la porzione che precede il nome di secondo livello ed è comunemente chiamata sottodominio. Riprendendo l’esempio, in “blog.esempio.com” la parola “blog” costituisce il dominio di terzo livello (sottodominio), “esempio” rimane il secondo livello e “.com” è l’estensione di primo livello.
In altre parole, un sottodominio è un’estensione del nome di dominio principale che consente di creare una sezione web separata pur mantenendo un legame con il sito principale. Da notare che tecnicamente possono esistere anche domini di quarto livello o superiori (ad esempio “sub.blog.esempio.com”), ma nel linguaggio comune quando parliamo di sottodominio ci riferiamo di solito proprio al terzo livello.
Gerarchia dei nomi di dominio: primo, secondo e terzo livello
Per riassumere la struttura, possiamo distinguere tre livelli principali nei nomi a dominio:
- Dominio di primo livello (TLD): è l’estensione finale del dominio, ad esempio .it, .com, .org. Indica la categoria o area geografica (ad esempio .it per l’Italia, .edu per enti educativi, ecc.).
- Dominio di secondo livello: è il nome del dominio vero e proprio, scelto dall’intestatario. Nel caso di sito.it, la parola “sito” rappresenta il secondo livello. Questo è il nome che identifica la vostra attività o il vostro progetto online.
- Dominio di terzo livello (sottodominio): è il livello immediatamente precedente al nome di dominio principale. Si tratta di un prefisso aggiuntivo come “blog” in blog.sito.it. Serve a creare una sezione separata pur rimanendo all’interno del dominio principale.
Esempi pratici di domini di terzo livello
Molti siti web popolari sfruttano i sottodomini per organizzare i loro servizi. Ad esempio, Google utilizza diversi domini di terzo livello per i suoi prodotti: mail.google.com per la posta di Gmail, maps.google.com per il servizio mappe, news.google.com per le notizie, e così via. In questi URL, parole come “mail”, “maps” o “news” sono tutti sottodomini che identificano sezioni o applicazioni specifiche all’interno del più ampio dominio google.com.
Anche siti aziendali e organizzazioni adottano spesso questa logica. Un esempio comune è l’uso di “blog” come sottodominio: molte imprese posizionano il proprio blog su un indirizzo dedicato come blog.nomeazienda.com, separandolo dal sito principale.
Allo stesso modo si possono avere sottodomini come shop.nomeazienda.it per un negozio online, support.nomeazienda.it per l’assistenza clienti, oppure forum.nomeazienda.it per costruire una comunità di utenti attorno al brand.
Perfino il classico “www” è tecnicamente un sottodominio (in www.esempio.com, “www” funge da terzo livello), anche se nella pratica ormai tutti lo considerano parte integrante dell’URL.
Perché utilizzare un dominio di terzo livello
Finora abbiamo visto che i sottodomini fanno parte della struttura di un indirizzo web, ma perché dovremmo utilizzare un dominio di terzo livello invece di mantenere tutto sul sito principale? In realtà, i sottodomini vengono adottati per diversi motivi strategici.
Consentono di creare sezioni specializzate di un sito web senza dover registrare un nuovo dominio separato, offrendo così molta flessibilità nell’organizzazione.
Organizzare i contenuti in sezioni separate
Uno dei motivi principali per utilizzare un sottodominio è migliorare l’organizzazione dei contenuti di un sito web complesso. I domini di terzo livello permettono di creare sezioni indipendenti dedicate a specifiche tipologie di contenuto o servizi, senza confusione per l’utente.
Ad esempio, un’azienda potrebbe voler separare la parte istituzionale del proprio sito dal blog: mettendo il blog su blog.nomeazienda.com si ottiene uno spazio esclusivo per articoli e news, distinto dal resto del sito (che rimane su nomeazienda.com). Allo stesso modo si potrebbe usare shop.nomeazienda.com per la sezione e-commerce, mantenendola separata dal sito vetrina principale.
Questa suddivisione rende la navigazione più chiara e focalizzata, e permette ai diversi team interni (redattori del blog, staff e-commerce, assistenza clienti, ecc.) di lavorare ciascuno sul proprio “sottosito” in modo autonomo.
Sottodomini per lingue diverse e aree geografiche
Un altro scenario in cui i domini di terzo livello risultano molto utili è la gestione di siti multilingua o destinati a mercati geografici differenti. Invece di dover mescolare lingue diverse sullo stesso dominio o di acquistare un nuovo dominio per ogni paese, si può creare ad esempio it.esempio.com per la versione italiana del sito e en.esempio.com per la versione inglese.
Ogni sottodominio linguistico può così essere ottimizzato per quella lingua e quel pubblico specifico, facilitando sia la navigazione degli utenti internazionali sia l’ottimizzazione SEO locale (ad esempio, posizionarsi meglio nelle ricerche in Italia con il sito it.esempio.com).
Allo stesso modo, un’azienda con presenza in più città potrebbe utilizzare indirizzi come roma.esempio.it o milano.esempio.it per siti dedicati alle sedi locali, mantenendo però un legame chiaro con il dominio principale aziendale.
Progetti temporanei e test in sottodominio
Un dominio di terzo livello può tornare utile anche per iniziative a tempo o per fare esperimenti in autonomia rispetto al sito principale.
Ad esempio, se vogliamo lanciare una campagna promozionale limitata nel tempo, possiamo creare un sottodominio dedicato (ad esempio promo.estate2025.nomeazienda.com) dove pubblicare una landing page specifica per quella promozione. In questo modo la campagna ha un suo spazio web isolato, facile da rimuovere o modificare a fine evento, e allo stesso tempo rimane collegata al brand tramite il nome di dominio principale.
Analogamente, i sottodomini sono utili come ambienti di prova (staging) per testare nuove funzionalità o design: potremmo predisporre test.nomeazienda.com o beta.nomeazienda.com dove sperimentare aggiornamenti in condizioni reali senza rischiare di compromettere il sito pubblico. Una volta conclusi i test, il sottodominio di prova potrà essere chiuso senza impattare sugli utenti del sito principale.
Come creare e gestire un dominio di terzo livello
Per poter utilizzare un sottodominio, occorre prima crearlo e configurarlo correttamente. Fortunatamente, creare un dominio di terzo livello è un’operazione piuttosto semplice e di solito non comporta costi aggiuntivi sul piano di hosting. È importante chiarire che non serve registrare nulla di nuovo presso un registro domini: una volta acquistato un nome di dominio (di secondo livello), abbiamo la facoltà di generare gratuitamente tutti i sottodomini che desideriamo, compatibilmente con i limiti del nostro provider. Bisogna però seguire i passaggi corretti per attivarlo: dall’accesso al pannello di controllo del servizio di hosting, fino alla configurazione dei relativi record DNS che indirizzano il sottodominio verso il server.
Creare un sottodominio dal pannello di controllo hosting
La maggior parte dei provider di hosting consente di aggiungere nuovi sottodomini in pochi clic attraverso un’interfaccia di gestione (come cPanel, Plesk o pannelli personalizzati). Qui su Hostingfy avrai a disposizione due sottodomini per ogni dominio compreso nel piano: ad esempio, se il tuo piano comprende un dominio, avrai a disposizione due sottodomini, se hai un piano multidominio da 3 domini, avrai a disposizione sei sottodomini, tutti creabili e configurabili tramite Panel.
In genere la procedura consiste nell’accedere all’area di amministrazione del proprio hosting e individuare la sezione dedicata ai Domini o ai Sottodomini. Da lì si specifica il nome desiderato per il nuovo terzo livello (cioè la parte iniziale dell’indirizzo; ad esempio “blog” se vogliamo creare blog.nomeazienda.it) e lo si associa a una cartella del server dove risiederanno i file del sito relativo. Il sistema creerà quindi il sottodominio e configurerà automaticamente i record DNS necessari (tipicamente un record A o un record CNAME) affinché il sottodominio punti al server corretto.
Dopo pochi istanti, il nuovo indirizzo sarà attivo e potremo caricare il nostro sito nella cartella designata, esattamente come facciamo per il dominio principale.
Considerazioni tecniche nella gestione dei sottodomini
Una volta creato, il sottodominio va gestito con la stessa cura del sito principale, tenendo conto di alcune considerazioni tecniche. Per prima cosa, è consigliabile attivare un certificato SSL anche per il sottodominio, così da servire le pagine in HTTPS in modo sicuro (molti provider offrono certificati wildcard che coprono automaticamente tutti i sottodomini di un dominio).
Bisogna poi considerare che ogni sottodominio avrà una propria area di hosting: ciò significa che utilizzerà risorse (spazio web, database, banda) aggiuntive rispetto al sito principale e dovrà essere incluso nei piani di backup e nei monitoraggi di sicurezza.
Dal punto di vista della configurazione DNS, eventuali record speciali per quel sottodominio (ad esempio un record MX se volessimo gestire email su un subdomain) vanno impostati separatamente. Infine, ricordiamo che strumenti di analisi come Google Search Console e Google Analytics trattano il sottodominio come una proprietà a sé: per avere una visione completa delle performance, sarà opportuno aggiungere il sottodominio come proprietà separata in Search Console e configurare opportunamente Analytics affinché tenga conto anche del traffico su quel sottodominio.
Impatto dei domini di terzo livello sulla SEO e sul sito principale
La decisione di utilizzare un sottodominio al posto di una sezione interna del sito porta con sé diverse implicazioni sul piano SEO e sull’effetto generale sul sito principale. In teoria, i motori di ricerca come Google affermano di trattare i sottodomini come parte integrante del sito principale; in pratica, però, l’impatto SEO di un dominio di terzo livello può essere sia positivo sia negativo a seconda di come viene impiegato.
Da un lato, un sottodominio ben strutturato può migliorare l’organizzazione dei contenuti e la pertinenza per specifiche parole chiave (in alcuni casi si può inserire una keyword rilevante direttamente nel nome del sottodominio).
Dall’altro lato, vi sono potenziali svantaggi SEO: uno di questi è la possibile dispersione dell’“autorità” del dominio tra più siti separati. In sostanza, un sottodominio non eredita automaticamente tutta la reputazione o i backlink del dominio principale, il che significa che spesso bisogna lavorare sul link building e su un’ottimizzazione specifica anche per il sottodominio affinché riesca a posizionarsi bene.
Vantaggi SEO e funzionali dei sottodomini
Se ben impiegati, i sottodomini possono offrire alcuni vantaggi sia in ottica SEO sia a livello di gestione del sito. Dal punto di vista dei motori di ricerca, se un sottodominio è dedicato a un contenuto molto specialistico o diverso dal tema principale del sito, può migliorare la rilevanza tematica di quelle pagine: Google capirà che l’intero sottodominio tratta un argomento specifico e potrebbe considerarlo più pertinente per determinate ricerche.
Inoltre, avere un sottodominio permette di includere eventualmente una parola chiave nel nome stesso (ad esempio assistenza.miosito.it per la sezione supporto), il che può aiutare la comprensione immediata da parte degli utenti e aumentare il CTR (percentuale di clic) sui risultati di ricerca.
Dal lato tecnico e organizzativo, i sottodomini offrono molta flessibilità: consentono di usare configurazioni server diverse o piattaforme CMS separate senza interferire con il sito principale. Significa che possiamo sperimentare nuove tecnologie o design su un sottodominio senza rischi per il sito “madre”, e se una sezione cresce molto in termini di traffico o complessità (si pensi a un forum molto frequentato) può essere gestita su infrastruttura separata, alleggerendo il carico sulla piattaforma principale.
Svantaggi SEO e rischi dei sottodomini
D’altro canto, l’utilizzo di domini di terzo livello comporta anche alcuni svantaggi e rischi da non sottovalutare.
Uno dei principali è la diluizione dell’autorità del dominio: i motori di ricerca tendono a considerare un sottodominio come un sito a sé stante, separato dal dominio principale. Di conseguenza i backlink che puntano al sottodominio trasmettono poca o nessuna forza al sito principale (e viceversa). Ciò significa che se il vostro sito principale gode di un’alta reputazione SEO, un nuovo sottodominio non ne beneficerà automaticamente, dovendo conquistare autorità SEO quasi da zero attraverso link e contenuti di qualità propri.
Un altro aspetto critico è l’aumento della complessità: dal punto di vista dell’ottimizzazione, bisogna gestire due entità separate. Occorre curare la SEO on-page e off-page del sottodominio come fosse un progetto indipendente, evitando ad esempio pericolose duplicazioni (contenuti copiati sia sul dominio principale sia sul subdomain) che potrebbero generare contenuti duplicati penalizzanti.
In siti di piccole dimensioni, suddividere tutto in sottodomini può indebolire la presenza online perché si disperdono le risorse e l’autorità in più luoghi invece di concentrarla su un’unica piattaforma.
Meglio sottodominio o sottocartella per la SEO?
La domanda se sia preferibile un sottodominio oppure una semplice sottocartella (directory) per organizzare i contenuti ha una risposta che dipende dal contesto. Una sottocartella (esempio.com/blog) fa parte a tutti gli effetti del dominio principale, quindi beneficia pienamente dell’autorità e della popolarità di quest’ultimo.
Un blog messo in sottocartella trasferirà più facilmente i suoi benefici SEO al resto del sito, mentre lo stesso blog ospitato su un sottodominio (blog.esempio.com) rimane un po’ più separato in termini di ranking.
Google ha dichiarato che le due soluzioni sono equivalenti dal punto di vista dell’indicizzazione, ed è vero che il suo algoritmo in genere riconosce il legame tra sottodominio e dominio radice.
Tuttavia, molti esperti SEO preferiscono le sottocartelle quando il contenuto è strettamente correlato al core business del sito, per consolidare l’autorità su un unico dominio. I sottodomini vengono invece suggeriti se la sezione da separare è molto diversa dal resto del sito (per tema, pubblico o necessità tecnica) e richiede una gestione autonoma. In definitiva, non esiste una regola universale: se l’obiettivo principale è rafforzare un singolo sito, usare le sottocartelle può essere più efficace, mentre se si vuole distinguere nettamente una sezione allora il sottodominio offre quella separazione netta.
Considerazioni finali sul dominio di terzo livello
In conclusione, i domini di terzo livello (sottodomini) sono strumenti potenti e flessibili per strutturare la presenza online di un sito.
Abbiamo visto che un sottodominio consente di creare sezioni dedicate – come blog, shop, aree in altre lingue o progetti speciali – mantenendo al contempo un legame con il dominio principale.
La decisione di utilizzarli va presa soppesando attentamente pro e contro: da un lato organizzazione e focalizzazione dei contenuti, dall’altro la necessità di gestire la SEO su più fronti e il rischio di frammentare l’autorità del sito. La scelta migliore dipende sempre dal contesto specifico: per progetti strettamente integrati conviene evitare suddivisioni eccessive, mentre per iniziative molto differenti il sottodominio offre una separazione netta vantaggiosa.
Con una buona pianificazione e un servizio di hosting affidabile che semplifichi la gestione dei sottodomini, questa soluzione può essere adottata con successo senza compromettere le performance del vostro sito principale.
Se hai dei dubbi contattaci prima di acquistare il tuo dominio.